Recensione Skeletal Remains - Fragments of the Ageless - Metallized.it (2024)

Nella carriera degli Skeletal Remains si può annoverare un disco d’esordio forse un po’ acerbo ed una successione di full lenght in continua ascesa qualitativa, nessun passo falso per i californiani che mantengono fede alle aspettative anche con il loro nuovo Fragments Of The Ageless. Nove nuove tracce ed una cover di eccellenza, quarantacinque minuti di puro death, riconfermano la band come perfetto anello di congiunzione tra ciò che fu il genere nella sua età dell’oro e ciò che è il death metal oggi. In questa nuova uscita oltre alle ataviche certezze che poggiano le proprie basi su death e piccoli spiragli brutal troviamo due novità: la prima è che le composizioni presentano rinnovati tratti piuttosto prog nella concezione e la seconda ma non per secondaria importanza è l’entrata in line-up di una sezione ritmica nuova che ha contribuito a portar freschezza in fase compositiva sebbene le redini al momento restino principalmente in mano alla coppia Monroy-De La O.

Fragments Of The Ageless ha una produzione ipertrofica e granitica, in pieno stile death made in USA, sebbene sia presente a livello chitarristico una fervente sonorità vecchio stile, e a far la voce enorme sono le frequenze medio basse che riempiono completamente lo spettro sonoro mantenendo comunque una piacevole dinamicità all’interno dei brani. L’unica nota da segnalare in questa produzione è un “c’è non c’è” della batteria che, quando il cantato entra in scena arretra nello spettro sonoro per poi tornare nelle parti solo strumentali: nella coralità generale chitarre e voce sono dunque decisamente le protagoniste principali.

C’è tantissimo materiale in questi nove brani, bastano i primi quaranta secondi della opener Relentless Appetite per aver la certezza di aver tra le mani un prodotto che farà la gioia di qualsiasi fan di death metal, brano che con la successiva Cybernetic Harvest forma una combo di qualità estrema. Con Forever In Sufference l’ascesa del riffing si esprime al meglio così come i repentini cambi ritmici e direzionali del brano, un ottimo compendio di quanto i quattro siano musicisti abilissimi in fase costruttiva delle composizioni. To Conquer the Devout sprigiona tutte le più nere auree ed influenze che il nome Morbid Angel possa evocare ma, ed è un grosso ma, gli Skeletal Remains sanno abilmente sia far loro che fondere con il proprio suono.
L’unico episodio della tracklist che risulta esser di difficile collocazione è Evocation…(The Rebirth), che porta con se derive ed atmosfere piuttosto distaccate dal mood generale dell’album, quasi una piccola licenza poetica strumentale che il gruppo si è preso tra bordate annichilenti come Unmerciful e Verminous Embodiment…

Insomma, il concetto di classico viene preso, mantenuto fedele a sé stesso e revisionato con gli occhi e le menti di quattro giovani ma già molto navigati musicisti californiani. Fragments of the Ageless è una promessa mantenuta, una nuova vetta conquistata o se si vogliono evitare parallelismi lessicali, un disco di death metal davvero, davvero bello. L’ennesima controprova che gli Skeletal Remains non siano più un band da tenere attenzionata ma una solida e quanto mai protagonista realtà dell’attuale panorama death globale… non c’è da stupirsi se il disco in questione finirà tra molteplici liste dei top album di questo duemilaventiquattro…

Luca Fraire "Yoda"

Skeletal Remains The Entombment of Chaos

Skeletal Remains Devouring Mortality